1. Blancanieves

    AvatarBy alan.ford.tnt il 3 Jan. 2014
     
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    Blancanieves (2012)

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    Un film di Pablo Berger. Con Maribel Verdú, Daniel Giménez Cacho, Angela Molina, Pere Ponce, Macarena García

    La vicenda si svolge nel sud della Spagna, presumibilmente in Andalusia, tra gli anni '10 e '20 del secolo scorso. Carmen è una graziosa bambina, figlia del noto torero Antonio Villalta. L'uomo, pur essendo facoltoso, è paraplegico e ridotto su una sedia a rotelle, dopo un grave incidente nell'arena. Inoltre soffre per il dolore della perdita dell'amata consorte, deceduta in occasione del parto della figlia. È accudito da Encarna, un'infermiera ambiziosa e falsa. La donna, che brama il lusso e uno status sociale elevato, riesce a sposarlo e diventa la matrigna di Carmen. Consumata dalla gelosia, odia la figliastra e la tratta con dispotismo sadico. Fortunatamente la bambina gode delle amorevoli attenzioni della nonna, una famosa ballerina di flamenco che le insegna la danza. Suo padre invece le insegna segretamente l'arte della tauromachia, fino a quando è vittima della terribile vendetta di Encarna. Carmen, ormai adolescente, riesce a sfuggire dalla custodia della perfida matrigna e si unisce a un gruppo di toreri nani, diventandone la pupilla. Grazie ai loro insegnamenti diviene un torero di grande fama, assumendo il nome di Blancanieves. Trionfa nell'arena principale della città, suscitando la terribile ira di Encarna che assiste alla corrida.
    Berger ha reinventato la famosa favola dei fratelli Grimm in un contesto tipico, vale a dire facendo riferimento in termini antropologici, culturali e scenografici alla españoladas, vale a dire a un modo e a un'idea "canonici" e "romantici" di rappresentare la Spagna (come un Paese di toreri, zingari, ballerine di flamenco, ecc.) che risale al XIV secolo. Peraltro il suo sguardo è profondamente ironico e ne risulta una fantasia dark che mescola, non sempre adeguatamente, humour grottesco e accenti epici e tragici. In aggiunta, per accentuare la sua rappresentazione eterodossa della favola, ha realizzato un film muto (i dialoghi sono riassunti nelle didascalie) e in un vivido bianco e nero.
    È evidente il riferimento all'estetica di maestri dell'espressionismo cinematografico tedesco e anche ad autori quali Carl Theodor Dreyer, Abel Gance e Jean Vigo. Tuttavia non si tratta di imitazione in quanto le inquadrature e la direzione degli attori puntano chiaramente a evidenziare l'espressività moderna degli interpreti. E ancora, il film possiede un ritmo musicale che scandisce le sue "evoluzioni esotiche" e molte sequenze (in primis quelle di danza) sono accompagnate da note romanze e brani di flamenco, costituendo una straordinaria colonna sonora di cui è autore Alfonso de Vilallonga.
    Una sfida audace, forse meno accattivante di The Artist, di Michel Hazanavicius, ma con momenti sorprendenti.


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    Edited by alan.ford.tnt - 3/1/2014, 11:50
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